Ferrari, cinque motivi per la recessione

La FERRARI ha vissuto un weekend tremendamente negativo a Monza e non ci sono, all’apparenza, degli appigli per guardare al bicchiere mezzo pieno. Con questo ritmo la Scuderia di Maranello potrebbe concludere il campionato al settimo posto, considerando che l’AlphaTauri appare una vettura più a suo agio in questo momento della stagione. Sarebbero cinque, secondo il giornalista Giorgio Terruzzi, i motivi per cui la squadra rossa è ora in difficoltà.
“Il motore è diventato il punto debole. La decisione FIA non ha concesso tempi utili per riformulare un’intera FILOSOFIA PROGETTUALE e il regolamento in vigore non consente interventi sostanziali. I due «gettoni» disponibili per ogni team la Ferrari potrà spenderli soltanto sulla monoposto della prossima stagione. […] L’AERODINAMICA rappresenta da molti anni il punto dolente della Ferrari. Una debolezza quasi cronica. Il tema ha coinvolto, nel tempo, un numero elevato di tecnici, senza raggiungere mai davvero un’eccellenza. Complice anche una carenza di corrispondenze con i dati della galleria del vento una volta trasferiti sulla monoposto vera e propria. Unica eccezione la Ferrari 2018, competitiva anche sul fronte dell’aderenza. Un patrimonio che è andato perduto. […] Sono mancate, negli ultimi anni, nuove FIGURE TECNICHE capaci di far circolare all’interno della gestione sportiva idee ed energie fresche. Ma ci sono pochi fenomeni in circolazione. […] Mattia Binotto è stato nominato team principal nel gennaio 2019. Prima, il ruolo è stato ricoperto da Maurizio Arrivabene (2014- 2019), Marco Mattiacci (aprile-novembre 2014) e Stefano Domenicali (2008-2014). Sergio Marchionne è scomparso il 25 luglio 2018, dopo aver rilevato Luca di Montezemolo alla presidenza alla fine del 2014. Proprio Marchionne aveva lasciato libero il direttore tecnico James Allison nel luglio 2016. Una quantità enorme di ALTERNANZE che hanno creato perdite di tempo e di informazioni rilevanti. […] Nella POLITICA si muovono personaggi abituati a trattare ogni genere di questione non per vie dirette, sfruttando collusioni e intese mai del tutto solari. In questo senso si registra un’assenza piuttosto marcata: il ruolo di capo della Ferrari è sempre stato ricoperto da personalità capaci di far sentire costantemente il peso del Cavallino. Il tutto pur riconoscendo a Binotto di aver ottenuto migliori risultati sul fronte politico piuttosto che in pista“. GIORGIO TERRUZZI, Corriere della Sera