Verstappen-Mongolia, la questione coinvolge l’Onu

Non è finita la querelle tra Max VERSTAPPEN e la MONGOLIA. Le frasi contro Lance STROLL, usate nella seconda sessione di prove libere del Gran Premio del Portogallo, provocano strascichi a circa 10 giorni di distanza. E stavolta si è schierato apertamente addirittura il GOVERNO dello Stato asiatico. Il ministro degli Esteri LUNDEG PUREVSUREN ha infatti inviato una lettera ai colleghi dell’Onu che si occupano di temi legati al razzismo. Precisamente Il tutto dopo che l’olandese aveva usato l’aggettivo “mongolo” a mo’ di insulto. Purevsuren ha accusato Verstappen non solo del linguaggio ritenuto razzista e lesivo dell’identità del Paese, ma anche per non essersi minimamente scusato.
Il recidivo
Verstappen, come ha sottolineato Purevsuren, ha usato la parola “mongolo” come offesa anche nel GP degli Stati Uniti 2017. Questi i passaggi più importanti della lettera: “In entrambi i casi SI È RIFIUTATO DI SCUSARSI PER AVER USATO […] PAROLE CHE NON RISPETTANO LA NAZIONE E LA COMUNITÀ MONGOLA. È ovvio che lui e la Red Bull non hanno imparato la lezione nel 2017, insistendo sul fatto che non era un suo problema se qualcuno si fosse offeso per le parole. La mancanza di una risposta adeguata da parte della direzione del team e il suo tentativo di spiegare le parole del suo pilota come uno ‘sfogo emotivo’ hanno un effetto negativo sulla loro immagine. CHIEDO IL VOSTRO SOSTEGNO PER INTRAPRENDERE AZIONI CONTRO VERSTAPPEN, RED BULL E I LORO SPONSOR PER IL SUO COMPORTAMENTO INACCETTABILE. Bisogna prevenire il ripetersi di tali comportamenti non etici nello sport“.
Hanno ricevuto la lettera Li YANDUAN (presidente della commissione Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale) ed E. TENDAYI ACHIUME (relatrice speciale Onu per razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza). Ma è stata inoltrata anche al presidente della FIA Jean TODT. Il pilota Red Bull negli ultimi giorni si era attirato le critiche anche dell’associazione MONGOL IDENTITY. Anche perché Verstappen, subito dopo l’accaduto con Stroll, ha derubricato l’epiteto lesivo della Mongolia come una parola detta per la foga del momento. Aggiungendo: “SE QUALCUNO SI È OFFESO PER LE PAROLE CHE HO USATO, NON È UN PROBLEMA MIO“.