El Grinta

“Come è andato, come è andato, come è andato”? “P5” “Wooooooooooooooooo”. Come dimenticarsi del TEAM RADIO tra Kevin Magnussen e il muretto della Haas al termine della Q3 nelle qualifiche del Gran Premio d’Austria del 2019. Eppure, proprio quel momento può essere il manifesto della carriera del danese in F1. Perché un crono da terza fila in realtà valse soltanto la quinta fila per effetto delle cinque posizioni di penalità da scontare per la sostituzione del cambio. A Kevin Magnussen la velocità e la passione smisurata per le corse non sono mai mancate e non mancheranno mai, chi invece sembra proprio non voler incrociare il suo sguardo con quello del classe 1992 è la Dea bendata.
Magnussen oggi ha annunciato che al termine del 2020 la Haas non eserciterà l’opzione che aveva nei suoi confronti per il 2021. Dopo il 2015 il danese si ritrova di nuovo a piedi e, questa volta, la sensazione è che purtroppo sarà molto difficile ricostruirsi una carriera in una F1 in cui il talento è sempre più accessorio e non decisivo nel poter ambire ad uno dei venti volanti più ambiti del mondo dell’automobilismo di velocità. K-Mag si presentò in F1 nel 2014 in grande stile, salendo subito sul PODIO all’esordio a Melbourne al volante della McLaren, un terzo posto che divenne addirittura una piazza d’onore per effetto della squalifica di Daniel Ricciardo, secondo sotto la bandiera a scacchi. Quella che sembrava l’inizio di una scalata al vertice della F1 si è trasformata invece in una faticosa arrampicata per restare appeso alla corda chiamata Circus.
Il ritorno di Fernando Alonso in McLaren ha costretto Kevin Magnussen alla panchina, preludio di un addio burrascoso con la scuderia di Woking la quale lo ha licenziato proprio nel giorno del suo compleanno (uno degli ultimi numeri del ‘gentiluomo’ Ron Dennis). Nel 2016 Magnussen è tornato in F1 da titolare con la RENAULT, in un anno in cui la casa della Losanga è rientrata nel Circus ereditando lo stato di forma di una Lotus ormai in disarmo. Il settimo posto in Russia e il decimo a Singapore in una gara corsa senza poter bere hanno fruttato alla Renault il nono posto in classifica e a Magnussen un biennale da parte della Haas, offerta che il danese ha preferito rispetto all’annuale messo sul piatto dalla Renault.
In Haas Magnussen ha trovato l’habitat perfetto per dare spazio a tutti i suoi ‘spigoli’ in pista e a parole – chiedere a Nico Hulkenberg per informazioni – e nel 2018 ha sciorinato una stagione da 59 punti conclusa al nono posto finale in classifica piloti, migliorando l’undicesimo del 2014 da rookie (55 allora i punti conquistati). Al pari della Haas, la sua rincorsa alle zone nobili della F1 ha avuto un brusco cambio di rotta a partire dal 2019 e oggi ha comunicato attraverso i propri social che il rapporto con il team guidato da Gunther Steiner finirà al termine della gara di Abu Dhabi. Se non dovesse trovare spazio in F1 – scenario ampiamente probabile – il Circus perderà un elemento ‘old school’ che in pista trasmette sempre grinta e passione, talvolta andando OLTRE LE RIGHE con comportamenti e manovre da condannare. La passione per le corse che si respira in famiglia aiuterà sicuramente Magnussen a trovare spazio eventualmente altrove, in categorie in cui essere ‘old school’ è ancora un valore e non un difetto.