Honda, le differenze con il 2008

L’annuncio dell’addio di HONDA alla fine della stagione 2021 mette l’intera Formula 1 davanti ad un serio problema. Non se ne va infatti soltanto uno dei quattro costruttori presenti nel Circus, sebbene fosse l’unico che non aveva un proprio team coinvolto, ma anche l’unico motorista che aveva scelto di entrare dopo l’introduzione del nuovo regolamento sulle power uniti ibride, introdotto nel 2014. Honda fortunatamente non porterà con sé, nell’addio, i due team con cui collaborava: Red Bull e Alpha Tauri. Non è certo la prima volta che i giapponesi decidono di abbandonare il campionato di F1, ma rispetto all’ultimo precedente del 2008 la situazione è radicalmente diversa.
Honda lascia la F1
All’epoca Honda aveva deciso di allestire da tre stagioni un proprio team – dopo essere stata ‘semplice’ fornitrice di motori – ottenendo però risultati molto modesti a seguito di investimenti cospicui. Tra il 2006 ed il 2008 infatti il team giapponese vinse una sola gara, con Jenson Button in Ungheria, ottenendo la miseria di quattro podi. Non solo: nel 2007 e 2008 il team nipponico fu uno dei peggiori della griglia, perdendo nettamente anche il derby con la Toyota. Inoltre, dopo appena un anno e mezzo di vita, sparì anche la squadra Super Aguri, una sorta di team ‘B’ della Honda. Questa volta invece la situazione è molto diversa. Honda, che all’epoca fece dipendere il suo addio – anche solo come dichiarazione di facciata – alla recessione economica mondiale in atto, questa volta NON HA MENZIONATO LA PANDEMIA.
Honda, Hachigo: “Il Coronavirus non c’entra”
Non è quindi quella la ragione dell’abbandono. Inoltre, dopo gli inizi travagliati con McLaren, il marchio giapponese è ora la seconda forza del campionato. Tra 2019 e 2020 ha vinto cinque gare, più della Ferrari, con 20 podi complessivi. A livello di successi inoltre resta al momento l’unico motorista dell’era ibrida ad aver vinto un GP con due team differenti (Red Bull e Alpha Tauri). Ha inoltre in squadra un capitale umano e commerciale enormemente spendibile, rispondente al nome di Max Verstappen, un talento che farebbe gola a qualsiasi costruttore. Questo per certi versi rende il loro abbandono ancora più duro ed amaro, perché fa riflettere su quanto poco afferisca il RISULTATO SPORTIVO nelle scelte dei grandi colossi automobilistici.